martedì 11 agosto 2015

Batterio del sushi

Ovviamente non tutto il sushi è pericoloso, i rischi di intossicazioni da pesce crudo si hanno solamente nel caso in cui il prodotto non è di buona qualità. In questo articolo cercheremo di sfatare un po’ il mito dei “vermi del sushi ” e capiremo come difenderci dall’anisakis e dalla sindrome sgombroide. La diffusione del sushi ha avuto una grande accelerazione negli ultimi anni anche nel nostro Paese.


Qualsiasi cittadina, anche di piccola grandezza, può ormai vantare la presenza di almeno un ristorante giapponese o sushi bar, e il numero di appassionati della cucina del Sol Levante è ormai una piccola moltitudine. Il batterio del sushi non costituisce, quindi, un problema trascurabile, i medici invitano a prestare la massima attenzione. Condividi le tue opinioni su Libero Quotidiano.

La diffusione globale del sushi e della cucina giapponese hanno inevitabilmente generato questo effetto collaterale. Le larve di anisakis possono protrarre sintomi ed effetti nocivi anche dopo la cottura e il congelamento, in quanto rilasciano secrezioni nelle carni dei pesci infestati, che possono causare reazioni allergiche nei soggetti. Per essere precisi, alla moda e ben informati, cominciamo con alcune necessarie definizioni. Il sushi è una preparazione a base di riso (riso orientale che resiste a lunghi tempi di cottura) bollito e condito con una specie di aceto, che anticamente serviva a conservare meglio il pesce. Nel caso in cui la tentazione sia stata più forte della ragione, è bene sapere che le sindromi da anisakis possono essere diverse, ognuna con specifiche avvisaglie.


C’è l’anisakiasi gastrica, i cui sintomi compaiono a distanza di 4-ore dal pasto incriminato a base di pesce crudo o poco cotto. Con gli anni però, la moda della cucina giapponese con sushi e sashini unita a piatti tipici del Meridione come di carpacci e marinature di pesce ha fatto aumentare anche nel nostro paese il numero di anisakiasi. Da allora, il sushi si è diffuso in tutto il Giappone e in tutto il mondo dando vita a tantissime varianti.

Il mal di sushi si può risolvere senza cure specifiche nell’arco di alcune ore dalla comparsa dei sintomi. Più spesso, però, è necessario ricorrere ai farmaci antistaminici e cortisonici. Per le donne incinte, che devono evitare il cortisone, la situazione può essere più grave. Il caso sushi infetto in Corea.


La notizia è stata diffusa dal New England Journal of Medicine, l’uomo che è rimasto nell’anonimato aveva mangiato del sushi a Jeonju, in Corea del Su e dopo ore dall’assunzione per lui è iniziato l’inferno. Le cause principali che portano alla presenza di batteri nelle urine sono diverse, e di diversa natura, ma nella maggior parte dei casi, quando la batteriuria è particolarmente alta, alla base del fenomeno vi è una infezione via urinaria oppure una infiammazione, con quest’ultima che può riguardare il tratto urinario ma anche l’apparato genitale. Gli amputano una mano per il sushi , infezione batterica da pesce crudo: il caso in Corea del Sud a Jeonju nel sud di Seoul, colpito un uomo di settantuno anni diabetico. Amputata una mano a un uomo in Corea del Sud per una grave infezione contratta dopo aver mangiato sushi. Noi de Le Iene ci siamo occupati del trattamento del pesce crudo in alcuni all you can eat di Milano.


Gli hanno dovuto amputare una mano a dodici ore da una cena a base di sushi a causa di una grave infezione batterica. Aumentano i casi di anisakis tra gli amanti del pesce crudo: vediamo quali sono i sintomi e come si cura questo parassita. Attenti al sushi : i medici del British Medicine Journal mettono in guardia dai parassiti che possono nascondersi nel pesce crudo, in particolare l’Anisakis. Il crescente numero di casi di. In genere la cottura consente di abbattere gran parte dei rischi legati al consumo di pesce contaminato, ma assumere pesce crudo richiede alcune attenzioni per ridurre la possibilità di intossicazioni e infezioni causate da batteri patogeni oppure di infezioni da parte di parassiti.


Si può presentare con manifestazioni acute, quali orticaria e reazioni anafilattiche accompagnate o meno a sintomi gastrointestinali, mediate da IgE. In coloro che lavorano nel trattamento del pesce sono state osservate altre manifestazioni, come attacchi asmatici, congiuntiviti e dermatiti da contatto. Un microscopico ‘alleato’ abita nell’intestino dei giapponesi, e li aiuta a digerire l’amato sushi senza problemi.


I batteri dell’intestino degli abitanti del Paese del Sol levante, infatti, sono portatori di geni ad hoc, utili a digerire senza problemi le alghe marine usate per preparare le prelibatezze a base di pesce.

I giapponesi digeriscono il sushi grazie a un batterio che abita il loro intestino. Lo rivela lo studio condotto da Miariam Czjzek della Station Biologique de Roscoff (Francia) e Justin Sonnenberg. Batterio New Delhi Metallo Beta-Lattamasi (NDM) Negli ultimi tempi si sente molto parlare del batterio NDM, acronimo di New Delhi Metallo Beta-lattamasi. In realtà il New Delhi Metallo Beta-Lattamasi non è un batterio ma un enzima che aumenta la resistenza dei batteri alla maggior parte degli antibiotici beta-lattamici.


Sushi e altri piatti a rischio. Il piatto di pesce crudo per eccellenza è il sushi di origine giapponese , ormai molto in voga anche nei paesi occidentali, ma additarlo come principale. Siamo sicuri che non volete provarlo sulla vostra pelle!


Mangiare pesce non abbattuto può provocare conseguenza anche molto gravi con sintomi più o meno forti di diarrea e vomito. Dopo aver esplorato in lungo e largo il mondo dell’abbattimento del pesce siete pronti per andare a mangiare sushi e sashimi in tutta sicurezza! Un uomo sudcoreano di anni ha contratto una grave infezione batterica dopo aver mangiato sushi al ristorante. Dodici ore dopo la cena la sua mano sinistra si è gonfiata e sono comparse. Con la moda del sushi che sta impazzando si torna a parlare di anisakis: un parassita che si trova nel pesce e che può essere molto rischioso per la salute umana.


Può infatti annidarsi nello stomaco e causare una parassitosi ma anche scatenare una reazione allergica.

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